Il mercante armeno   
di M. Ghelardi

Gli Armeni a Livorno è stato il tema centrale del convegno che si è svolto il 4 novembre presso la chiesa degli Armeni in Via della Madonna. L’occasione per affrontare l’argomento della presenza armena agli albori della storia della nostra città è stata la presentazione del romanzo “Il mercante armeno” di Massimo Ghelardi. Il racconto si svolge tra Livorno, Venezia e le Fiandre nella prima metà del 1600 e narra la vita di tre generazioni di facoltosi commercianti armeni coinvolti nella crescita tumultuosa di Livorno, crogiolo di razze, entusiasmi e sentimenti. Le vicende della famiglia Scheriman, protagonista del romanzo, stabilitasi a Livorno nei primi anni del 1600, hanno costituito lo spunto per descrivere la ricchezza economica e culturale della Livorno del XVII secolo. Questo è stato il senso dell’intervento di apertura del professor Panessa, Console di Grecia e rappresentante a Livorno del Patriarca armeno, che ha posto in evidenza come la ricchezza culturale del tempo non derivasse solo dal richiamo che esercitavano sui mercanti d’Europa e d’oriente le libertà civili e commerciali riconosciute dai Granduchi a coloro che si fossero stabiliti nella nascente città, ma anche e soprattutto dall’intelligenza con cui i Medici prima ed i Lorena poi seppero organizzarla e valorizzarla, costruendo le infrastrutture necessarie al commercio portuale e, contestualmente, quelle opere architettoniche che resero bella Livorno. Opere che distrutte prima dalla guerra e poi dall’incuria dovrebbero essere recuperate e tutelate con la medesima intelligenza amministrativa che fu propria di coloro che le costruirono. All’intervento del professor Panessa che ha posto in risalto come il romanzo “Il mercante armeno” bene si prestasse per avviare una riflessione al tempo stesso storica ed attuale sulla nostra città, è seguita la presentazione del romanzo da parte della dott.ssa Silvia Menicagli . Silvia Menicagli ha dato alla presentazione un taglio di piacevole vivacità coinvolgendo l’autore in un dialogo che ha dato modo di approfondire sia le motivazioni psicologiche che sottostanno ad alcuni passi del racconto sia alcuni specifici dati storici . Particolarmente interessante è risultata la storia della rivalità che intercorreva tra Venezia e la Toscana e, in particolare, Livorno, descritta attraverso la vicenda dei maestri vetrai di Murano sottratti dai Granduchi alla Repubblica veneziana e da questa perseguiti fino in terra toscana anche con l’opera di sicari. Ursula Pareti e Sabina Ferrari, presidente e vicepresidente dell’Associazione Guide Storiche di Livorno, organizzazione alla quale si deve lo sforzo organizzativo che ha reso possibile la manifestazione, hanno spiegato al folto pubblico come l’attenzione alla cultura, intesa sia come promozione di eventi , sia come tutela e recupero dei nostri beni culturali, sia come loro proposizione all’attenzione di un turismo sempre più presente nella nostra città ma anche sempre più esigente, possa e debba costituire occasione di creazione di lavoro. Un lavoro qualificato e competente che possa rendere competitiva Livorno anche nei confronti delle altre proposte toscane. Sempre su tali argomenti è intervenuta la rappresentante della Coopoerativa AGAVE illustrando le importanti iniziative promosse nei musei cittadini anche coinvolgendo bambini e scolari delle elementari. Infine l’Associazione culturale Livorno delle Nazioni ha illustrato il percorso di recupero dell’antico Cimitero degli Inglesi che ha da tempo avviato. Alla conclusione della manifestazione Ghelardi è stato intervistato dal canale digitale Net Gallery Tv il Canale per l’arte. Durante l’intervista l’autore ha voluto evidenziare come Il mercante armeno sia a tutti gli effetti definibile come un romanzo storico, ma nello stesso tempo possa essere considerato un romanzo attuale, in quanto narra e descrive sentimenti che sono sempre e comunque presenti negli uomini. In particolare il coraggio. Quel coraggio che soprattutto nei giovani molte volte si manifesta sotto due aspetti : quello del coraggio disperato che conduce all’inutile dissipazione della propria vita e quello del coraggio che assume l’onere del dovere da compiere. Ambedue trovano incarnazione in alcuni personaggi del racconto

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