I segreti di G. Garfagnoli
di Enrico Campanella

Prefazione del Prof. Fabrizio Simonti Istituto Tecnico Nautico A. Cappellini Livorno
Quello che leggerete è il resoconto di un viaggio all'interno di due grandi passioni: quella di Giuliano Garfagnoli per le sue barche ma soprattutto quella di Enrico Campanella, l'autore, per questo artigiano che egli definisce, giustificandone le ragioni un "artista che traduce in una sintesi di concezione estetica la razionalità strutturale e funzionale della sua opera". È un libro che ha molteplici chiavi di lettura in quanto spazia dall'analisi strettamente tecnica, all'indagine storico-sociologica e nel quale si incontrano figure e personaggi, realtà economiche, strutture sociali e associative che hanno caratterizzato la nostra città in un passato che oggi sembra lontano. II tutto amalgamato con i risultati di una ricerca attenta e precisa sulla storia del Cantiere Garfagnoli che si lega indissolubilmente con la storia della nautica, della cantieristica e del diporto livornese, intrecciandosi con la storia della nostra città nell'arco temporale di più di un secolo. Claudio Magris, nel suo libro L'Infinito viaggiare, afferma che "le prefazioni sono sempre sospette; inutili se il libro che esse introducono non le richiede o indizi della sua insufficienza se esso ne ha bisogno, rischiano pure di guastare la lettura, come la spiegazione di una barzelletta o l'anticipazione del suo finale"; a questa verità sacrosanta esistono pur tuttavia delle eccezioni anche se poco numerose, e questa ne è la prova. Quando l'autore, ormai diversi mesi or sono, si presentò all'Istituto Tecnico Nautico "A. Cappellini" di Livorno sottoponendomi il manoscritto, rimasi meravigliato perché aveva avuto la sensibilità di anticiparci il frutto di una sua lunga e appassionata ricerca intravedendo nel nostro Istituto di antica cultura marinara una sorta di alleato. La meraviglia e l'interesse sono tuttavia aumentate durante la lettura di questa opera perché in essa ho ritrovato i nomi e i caratteri di persone che in qualche maniera mi hanno costretto a fare un tuffo negli anni della mia gioventù al moletto di Antignano ma ancor di più perché questa opera va alla ricerca di una cultura e di una tradizione colpevolmente dimenticata. Ed è proprio per questo che voglio pubblicamente ringraziare l'autore, perché partendo dalla "barchetta del Pupi" ha sviluppato un discorso completo su uno stile di vita basato sulla "perizia" e non sul "tira via che va bene lo stesso"; perché a me insegnante ha offerto la possibilità di confortarmi in una certezza che in questi tempi di produzione massificata e cultura semplificata talvolta vacilla: le cose belle, le cose importanti non sono mai semplici; non si possono acquisire facilmente ma con studio e tenacia; non è attraverso la semplificazione di cose complesse che si può raggiungere la conoscenza né in ambito tecnico né tanto meno in ordine alla formazione degli individui. La storia del Cantiere Garfagnoli, la storia di Giuliano e di suo padre Ezio, si è intrecciata con quella di persone e con avvenimenti, che apparentemente avevano poco a che fare con le barche come d'altra parte capita alle nostre storie: è una metafora della complessità così come la vita e la formazione dei nostri studenti si devono confrontare per crescere con le più svariate realtà cercando non di sottrarre ma di aggiungere esperienze ad esperienze così da dare un "prodotto finito"; come una "lancina" o un giovane diplomato pronto a prendere il mare della vita con sicurezza e serenità sapendo di navigare su un mezzo unico, costruito con arte, perizia e amore. Complessivamente perfetto. Lo stile Garfagnoli, la "perizia morbosa" con la quale Giuliano costruiva le sue barche deve essere ancora uno stimolo che ci deve guidare nella formazione dei nostri giovani così come lo studio attento che caratterizza questo volume non può che farci aborrire qualunque tipo di approssimazione.

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