Tra squadra e compasso, storia della massoneria livornese 
In librerira il volume di Carlo Adorni

In questi giorni, nelle librerie della nostra città, possiamo trovare il volume : Livorno tra squadra e compasso, storia della massoneria livornese. L’autore, Carlo Adorni fa un excursus storico della massoneria dal suo arrivo nella nostra città sino ai giorni nostri. Dalla lettura del libro possiamo apprendere che furono gli inglesi ad introdurre la massoneria in Italia e quindi in Toscana (la massoneria era sorta in Inghilterra su ispirazione delle norme che regolavano la “corporazione degli scalpellini”, vale a dire di quegli operai artisti che sapevano trattare la pietra d’ornato in contrapposizione all’operaio comune che poneva in opera la sola pietra greggia), le origini della massoneria livornese risalgono alla seconda metà del ‘700, la loggia n.° 177 risulta una delle prime logge registrate e regolari poste all’Obbedienza della Gran Loggia d’Inghilterra e aveva come data di registrazione il 24 giugno 1763 (il 24 giugno è il giorno della tradizionale Festa di S. Giovanni Battista, Patrono dei “Costruttori della Città” e secondo la regola muratoria solo nel giorno del Santo Patrono si potevano stabilire nuove norme o nominare un nuovo Gran Maestro). Le logge massoniche inglesi promossero a Livorno lo sviluppo economico rafforzando i rapporti commerciali e coinvolgendo non soltanto la comunità inglese ma anche quella delle altre “Nazioni”, cessarono la loro attività, oppure si trasferirono altrove, con l’arrivo delle truppe francesi di Napoleone. In quegli anni la situazione politica era caotica: in Toscana il Granduca Ferdinando III, dopo alterne vicende, aveva abbandonato il Granducato così nel 1801 Francia e Spagna crearono il Regno d’Etruria che venne affidato prima a Lodovico (Duca di Parma e Piacenza) e successivamente al figlio Carlo Lodovico, sotto la reggenza della Madre Maria Luisa. La dinastia Borbonica cessò nel 1807 allorché Napoleone incorporò la Toscana nell’Impero francese. Non appena le truppe bonapartiste si insediarono a Livorno vennero fondate delle logge massoniche che contribuirono a diffondere le idee giacobine e rivoluzionarie che giungevano dalla Francia. I massoni livornesi, a fianco degli ufficiali francesi, scoprirono quell’interessamento verso quei diritti umani e quegli ideali di libertà che saranno poi i presupposti fondamentali nel riscatto della città durante il periodo risorgimentale, nei templi massonici si vennero a radicare anche gli ideali di amore verso il prossimo e verso la patria una e indipendente. Nel 1814 avvenne la caduta di Napoleone e la conseguente Restaurazione determinò lo scioglimento di tutte le logge massoniche italiane esistenti e già riunite all’Obbedienza del Grande Oriente d’Italia, in toscana il Granduca Ferdinando III soppresse la Massoneria e la polizia granducale esercitò una efficace attività di repressione nei confronti dei massoni livornesi filofrancesi schedati e arrestati per le loro idee democratiche, patriottiche e popolari. Gli anni del risorgimento furono caratterizzati dalla ricostituzione del Grande Oriente d’Italia (G.O.I.) di Rito Simbolico Italiano (R.°.S.°.I.), realizzato nel 1861 ad opera della “Loggia Ausonia di Torino” il centro massonico si poneva quindi sotto il controllo del governo nazionale “piemontese”, estromettendo quindi qualsiasi influenza repubblicana. La quasi totalità delle logge massoniche livornesi aderì al G.O.I. partecipando alla prima Assemblea costituente della Massoneria che si tenne a Torino il 27/31 dicembre 1861 e che proclamò Garibaldi primo Libero Muratore d’Italia, successivamente, sensibili agli appelli rivoluzionari di Garibaldi per il ritorno di Roma all’Italia, le logge massoniche della nostra città, che vantavano una lunga tradizione patriottica, si adoperarono per raccogliere armi e soldi, la loggia “Nuova Rivoluzione” fondata dai fratelli Sgarallino e da Corrado Dodoli organizzò anche una spedizione di circa cento volontari livornesi che partiti con la nave S. Stefano (6 ottobre 1866) riuscirono a raggiungere, dopo molte peripezie, l’Agro Romano. Continuando la lettura del libro l’autore Carlo Adorni narra le vicende che portarono alla definitiva spaccatura della famiglia massonica italiana, che darà luogo alla formazione di due obbedienze nazionali:quella di Palazzo Giustiniani (sede del Grande Oriente dal 1901) e quella di Piazza del Gesù (sede della Serenissima Gran Loggia d’Italia, dal momento della scissione), la divisione avvenne quando una parte dei massoni, deputati al parlamento, in contrasto con le direttive del Gran Mastro del Grande Oriente d’Italia, non appoggiò la “mozione Bissolati” che proponeva l’abolizione dell’insegnamento religioso nelle Scuole Pubbliche. Saverio Fera, Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese, con un nutrito gruppo di “Fratelli” a lui vicini (circa un migliaio) abbandonò il Grande Oriente, nacque così la Grande Loggia d’Italia di “Piazza del Gesù” con sede presso il Palazzo Vitelleschi a Roma. I successivi capitoli del libro “Livorno tra squadra e compasso” sono dedicati alle vicende del XX secolo e particolarmente interessanti sono le pagine dedicate all’impresa di Fiume di Gabriele D’Annunzio. Il contributo della Massoneria nell’impresa dannunziana è documentata dalle carte del Fratello giustinianeo Giacomo Treves, cui il poeta nell’ora fatale inviò una cassa di bottiglie con l’invito: “Bevi coi compagni questo fervido vino italiano alla salvezza di Fiume che è oggi l’eroina della libertà nel mondo folle e vile. Per Fiume italiana Alalà”. Il Traves, massone di palazzo Giustiniani nonché legionario fiumano, nel 1920 venne inviato da D’Annunzio a Roma per chiedere rifornimenti e tramite appunto la Massoneria fu aperta una linea di credito per 2.000.000 di lire e furono garantite copiose forniture di carbone e viveri attraverso la C.R.I. Nel quattrocentesimo anno di fondazione della nostra città, gli appassionati di storia troveranno interessenza la lettura di questo volume, peraltro consigliata anche a tutti coloro che guardano alla massoneria con sospetto non conoscendone i valori, i principi e le ispirazioni di Libertà, di uguaglianza e di fratellanza.

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